Archivi del mese: febbraio 2015

Quarta G

E ora tu
ma mentirei se dicessi di saperlo
eppure spero in due tremiti e una luce.
Un castello? Un casermone?
Che cosa manca a domani per essere oggi?
Ti voglio bene è una frase ma tu sei un uomo
allora silenzio, silenzio!
Qui si perdonano i falchi

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Terza G

Cominciava a diventare un’abitudine
come abbracciarti la sera
con la birra in gola e le mani dimenticate
-chi ha preso l’insalatiera?- domande insolute.
Poi, non c’è da dirlo, è finito anche questo:
i lamponi, il formaggio, gli scarponi e la neve.

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Prima G

C’è stato un momento
che forse era un momento solo ma è durato tutta la notte
in cui ti ho voluto bene.
E tu avevi torto, sempre, quando dicevi di amarmi
però se me lo chiedi mi ricordo:
la tua soffitta e la luce intorno ai libri
il tuo prediletto o il giorno che mi hai detto di tuo padre.
Io -vedi- ti sto scrivendo ancora
ma forse ti confondo con un altro

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Una goccia

Ti cerco ogni mattina, ogni sera, ogni notte
sei dentro i gesti di cui non mi accorgo
il fermo immagine dei giorni di carta
ti porterò fino all’ultimo viso
col luccichio di una stilografica nuova
o le mie tende, dello stesso colore
sei mia e mai lo sarai
io non ti spiego: ti fisso per me

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